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Gianfranco Franchini: "Uno sforzo condiviso per ripartire al meglio"
Gianfranco Franchini, Direttore Generale di 3C Pelletterie, racconta come l'azienda da lui diretta ha reagito all’emergenza Covid 19. Una riflessione lucida e propositiva che analizza la condizione del settore, i problemi che le aziende dovranno fronteggiare nei prossimi mesi e la necessità di uno sforzo comune (imprese, istituzioni, associazioni di categoria) per limitare al minimo i danni nel medio periodo.
Come ha reagito la Sua azienda al Corona Virus?
Grazie alla stretta collaborazione con molte aziende cinesi dell'hinterland fiorentino, già a metà febbraio avevamo percepito la gravità della situazione. Ci siamo quindi organizzati volontariamente di conseguenza, con largo anticipo sui primi decreti ministeriali, predisponendo presidi di sicurezza interni per lavoratori, fornitori e a tutte le altre persone con accesso alle nostre strutture. Siamo riusciti quindi a garantire la totale operatività aziendale fino al giorno del Lockdown.
Qual è a suo parere la condizione delle aziende?
Sicuramente i settori più colpiti saranno tutti quelli non legati alla catena Agro/Alimentare, sanitaria e di servizi. Tutti gli altri dovranno prestare la massima attenzione nelle future scelte strategiche; moda e turismo pagheranno un prezzo molto alto a questa crisi, essendo peraltro due settori più collegati di quanto si pensi.
Attualmente tutte le aziende del comparto moda hanno ripreso a lavorare su progetti e produzioni che erano già stati commissionati dai clienti, anche se gli ordini produttivi hanno avuto ugualmente annullamenti di circa il 25%. Il problema reale emergerà in autunno, quando la mancanza di sell-out del periodo marzo/maggio si farà sentire maggiormente. I grandi del settore si troveranno a dover gestire giacenze di magazzino che a causa della stagionalità non potranno essere inserite nel mercato in breve tempo.
Lorenzo Cellai, Amministratore Unico di 3C Pelletterie
Tutti dovremo fare i conti anche con la ripresa delle vendite che non sarà immediata, ma graduale anche nell’autunno/inverno. Questa situazione si ripercuoterà sull’intero indotto del settore e molte aziende di piccole dimensioni rischieranno la chiusura oppure un drastico ridimensionamento delle maestranze. Ci sarà qualcuno dei colossi che riuscirà anche a nascondere la realtà delle cose, spesso si parla di numeri, rapportati a trimestri, quadrimestri, semestri, ricavi, utili… vedremo tanti numeri ma poche certezze.
Quali step serviranno per ripartire?
In questo momento chi ha le idee chiare nel portare avanti strategie commerciali faccia un passo avanti, ma credo che ben pochi possano indicare un percorso certo nel breve termine. Tutti dovranno fare la loro parte come in un gioco di squadra: in primis le aziende stesse, che dovranno fare il possibile nel mantenere la lucidità necessaria per non abbandonarsi al solo “assistenzialismo” (sempre che questo ci venga elargito a livello europeo).
Il ruolo del governo e delle forze politiche, nonché dello stato dovrà essere quello di non lucrare politicamente in questa situazione e fare di tutto per promuovere minimo altri sei mesi di Cassa Integrazione che potrebbe ammortizzare in parte le difficoltà della ripresa. Le varie associazioni di categoria dovranno essere il “collante” fra le varie parti chiamate in causa.
Si aspetta delle inversioni di tendenza a livello di settore?
Nel breve termine assisteremo sicuramente ad un ritorno parziale alla filiera corta, ma questo non potrà protrarsi per molto tempo. Ormai da anni non ci sono più i presupposti per poter ripensare ad una totale produzione in Italia, principalmente per l’approvvigionamento delle materie prime. La globalizzazione degli ultimi venti anni ha causato un punto di “non ritorno” dovuto all’obbligo del contenimento dei costi e del rispetto delle marginalità aziendali.