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Première Vision Paris e le novità sostenibili dell’industria della pelle
Première Vision Paris prende il via ( 7 – 9 febbraio presso Paris Nord Villepinte Parc d’Expositions) con 1244 espositori internazionali protagonisti del settore tessile e della pelle. Questa nuova edizione di Première Vision Paris punta ulteriormente su una serie di iniziative volte ad aggiornare gli addetti e i professionisti del settore e a fornire loro soluzioni concrete in termini di approvvigionamento e produzioni sostenibili.
Di recente abbiamo parlato con Desolina Suter, Fashion Director di PVP che, tra le gli altri argomenti, ci ha parlato delle ultime novità in ambito di concia e sostenbilità: «Oggi, l'approccio allo sviluppo sostenibile nella pelle è globale – ci spiega Miss Suter – è in atto una profonda trasformazione anche a monte del settore e in tutte le fasi di trasformazione del materiale».
I tre assi sui quali si sta attuando questo cambiamento sono la tracciabilità del prodotto, la riduzione dell’impatto ambientale delle lavorazioni e la sostenibilità.
Miss Suter, possiamo quindi affermare che l’industria della pelle stia evolvendo verso una maggiore eco-responsabilità?
«Sì, vanno sottolineati i grandi sforzi per ridurre gli impatti ambientali delle lavorazioni, in particolare presso le concerie italiane. A livello globale sono molto importanti la certificazione LWG (Leather Working Group, la prima attestazione ambientale a livello mondiale per l’industria manifatturiera della pelle – nda) e il Codice di Condotta e Responsabilità Sociale di UNIC attestata da ICEC, che supporta le aziende conciarie sulle buone pratiche di produzione in ottica ambientale e non solo come per esempio: l’origine della materia prima, la riduzione del consumo di risorse (acqua, energia) e la riduzione dell'uso di prodotti chimici».
Entrando nello specifico di queste buone pratiche, quali sono i vantaggi per esempio della tracciabilità della materia prima?
«Conoscere l'origine della pelle grezza permette di individuare le normative a cui è vincolato il paese produttore, su due livelli: i modelli agricoli e i processi industriali. Esistono vari strumenti innovativi per la piena tracciabilità del pellame come per esempio la marcatura laser unitaria della pelle, leggibile dallo stato grezzo fino all’articolo finito a cura della società danese SPOOR».
A proposito dei processi di concia, ci può segnalare qualche novità?
«Segnalo la concia con riciclaggio del cromo. Questo processo brevettato non utilizza nuovo cromo, riduce il numero di passaggi e accorcia il processo di produzione; un altro aspetto innovativo è quello della compostabilità ed eventuale biodegradabilità industriale delle pelli. Si tratta di una nuova performance, molto ricercata perché favorisce il fine vita del prodotto e riduce il suo impatto ambientale».
In ambito, invece, di concia metal free?
«Esistono già conce metal free a base di di tannini sintetici (derivati da polimeri) che conferiscono morbidezza impareggiabile e permettono di ottenere bianchi puri o colori molto luminosi, impossibili da ottenere su base cromo wet blue senza ricorrere a una finitura pigmentata; un’altra novità da segnalare è l’agente conciante Zenolite, un composto di ossigeno, silicio e alluminio. Una soluzione innovativa che offre molti vantaggi perché è priva di cromo, metalli pesanti, bisfenolo ed è anche compostabile».
L’esigenza della ricerca di una concia sostenibile ha favorito la concia al vegetale?
«Abbiamo assistito alla comparsa di una nuova generazione di pelli conciate al vegetale con un rinnovato interesse da parte del mercato perché di base si tratta di una concia metal free. Grazie alla ricerca e allo sviluppo, la concia al vegetale offre oggi una maggiore varietà di comportamenti. Ora è possibile ottenere mani completamente nuove, molto più flessibili rispetto al passato. Un esempio sono i nuovi tannini circolari come foglie di olivo o radici di rabarbaro che permettono di esaltare questi co-prodotti dell'industria alimentare e permettono di ottenere pelli più morbide».