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Intervista a Stefano Fadda, Art Director di Milano Unica

 

 

Quali saranno secondo lei le tendenze più forti nel prossimo futuro? 

 

Come delineato dal team di Milano Unica, gli accessori e tessuti, oltre che di qualità e piacevoli al tatto, oggi li vogliamo performanti, protettivi, confortevoli, efficienti, sexy, resistenti.

Non per nulla il tema di questa edizione del salone è “Superpower”: i nuovi tessuti e accessori combinano la tradizione della più alta manifattura italiana con sofisticate sperimentazioni tecnologiche. In questo momento, captiamo una grande voglia di bellezza e dinamismo quindi le proposte materiche sono volte a veicolare benessere ed energia positiva. Il trend che vedo più forte è quello che mixa materiali naturali decostruiti (cotone, lino, seta, canapa, lane leggere, ecc) con dei sintetici super sofisticati e tecnologici, così da aumentarne le performance e renderli ancora più appetibili alle giovani generazioni, molto attenti alla composizione di quello che indossano anche in termini di sostenibilità e durevolezza di un capo.

Per quanto riguarda la palette cromatica, le direzioni sono due: i fluo più energizzanti e vivaci, che infondono gioia solo a guardarli, e i neutri/pastelli, perfetti per proposte dal design più pulito e rigoroso, che avvolgono il corpo come una morbida corazza.

 

Come funziona in pratica il lavoro di forecaster? Quali sono le attività che caratterizzano la ricerca delle tendenze? Come le individua, da dove arrivano gli spunti e soprattutto come vengono “tradotti”?

 

È sicuramente un lavoro non alla portata di tutti, ma non c’è una vera e propria regola…sicuramente si parte da una personalità artistica e sensibile, con una grande curiosità verso il mondo che ci circonda. Per esempio, una volta si viaggiava moltissimo e ci si faceva permeare dalla cultura di un luogo e dagli incontri con persone diverse, adesso con gli archivi digitali e le video call, questo aspetto è meno prominente. Per quanto mi riguarda, c’è una fase iniziale di pura ricerca – costante, incessante -  nella quale è tassativo essere recettivi e pronti a captare stimoli dal mondo dell’arte, della cultura, del food, ma anche dai social e dalle community di giovani creativi di tutto il mondo. Poi si passa alla concretizzazione e al potenziale sviluppo dei prodotti, che per esempio può consistere in valutazioni su come può evolvere/essere migliorato un materiale o come creare qualcosa di nuovo e interessante per il mercato. Ci occupiamo di identificare cosa accade socialmente a livello di gusti e stile sul panorama internazionale, poi passiamo a individuare con precisione dei filoni creativi suddivisi in “temi”, che andiamo infine a suggerire alle aziende per cui facciamo consulenza come Milano Unica. Il mondo delle tendenze è molto suscettibile anche rispetto a quello che accade dal punto di vista produttivo: capita sempre più spesso poi che le tendenze non si esauriscano in una sola stagione anche perché, per avere un concreto sviluppo e magari arrivare a creare un materiale completamente nuovo, le aziende hanno bisogno di un processo di sei o otto mesi dal punto di vista tecnologico prima di realizzare un prototipo e poi metterlo in produzione. 



Sappiamo che voi come Milano Unica avete collaborazioni con le principali scuole di moda e che con la serie di incontri “Back To School” date ai giovani talenti l’opportunità di porre domande a un personaggio di rilievo del settore. In generale, come vede lei le nuove generazioni di designer?

 

Siamo molto fieri di queste occasioni di scambio, in passato abbiamo invitato Yohji Yamamoto, Brunello Cucinelli, Alessandro Sartori di Zegna, in questa edizione avremo Antonio Marras.

Il team di Milano Unica collabora regolarmente con le scuole di design e stilismo, organizziamo dei vivaci talk sulle tendenze, alcuni ragazzi portano i loro progetti e li valutiamo insieme. Cerchiamo di raccontare non solo come creare una collezione, ma come ideare dei progetti che possano funzionare a livello concreto. In ogni caso, a mio parere i giovani di oggi sono più intelligenti e preparati dei loro coetanei di qualche anno fa. Fino a dieci anni fa, un giovane creativo era quasi un artista indipendente che al quale il mercato non interessava. I giovani creativi di oggi, penso in particolare ai nuovi marchi coreani o americani, sono già super focalizzati sul mercato, hanno ben preciso in mente cosa devono fare, cosa si può vendere, come presentarlo soprattutto sui social, ovvero a un pubblico potenzialmente sterminato. Di fronte alla carenza di occupazione in ambito creativo, hanno reagito creandoselo da soli il lavoro!

 

www.milanounica.it





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