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Il bambù secondo Gucci: dal materiale all’icona

Credit: Gucci

 

L’utilizzo del bambù è un elemento che, sin dagli anni Quaranta, è diventato parte integrante del linguaggio creativo, espressione di eleganza, innovazione e savoir-faire artigianale, della maison Gucci. Nel corso degli anni, il suo impiego si è evoluto fino a diventare una vera e propria cifra di stile del brand, capace di attraversare epoche, tendenze e stili diversi.

 

Ma come nasce il suo legame con il brand fiorentino? In Italia, nel secondo dopoguerra, in un contesto segnato dalle difficoltà economiche e dalla carenza di materie prime tradizionali come la pelle, Gucci decise di introdurre l’utilizzo del bambù, materiale resistente, flessibile e leggero, per realizzare i manici delle proprie borse. Nasce così, nel 1947, la famosissima Bamboo Bag: un modello compatto, dalle linee essenziali e dalla forma stondata, caratterizzato da una patta frontale con chiusura a girello, e ovviamente, il manico in bambù, lavorato usando una tecnica artigianale giapponese, importata e perfezionata in Italia

 

La lavorazione del bambù richiede abilità specifiche. Viene accuratamente selezionato, riscaldato su fiamma viva per renderlo ancora più facile da lavorare, curvato a mano e poi laccato per garantire la durata nel tempo. Ancora oggi, nonostante l’evoluzione dei materiali e delle tecnologie, questo processo rimane per lo più manuale, espressione dell’artigianalità che contraddistingue Gucci.

 

Negli anni, per la maison, questo materiale è diventato un vero e proprio simbolo estetico, che si è evoluto insieme ai direttori creativi che l’hanno saputo reinterpretare e ripensare non solo come materiale, ma soprattutto come simbolo. Negli anni Novanta, Tom Ford ne ha dato una nuova interpretazione, inserendolo non solo nelle iconiche borse, ma anche in accessori dal design essenziale, come clutch rigide o valigette con manici lucidi. Frida Giannini, nei primi anni 2000, ha proseguito questa evoluzione: nelle sue creazioni, il bambù è arricchito da dettagli metallici dorati, charm decorativi, tracolle a catena, e diventa anche un elemento da usare nell’orologeria, come nella collezione del 2010 Gucci Bamboo Watches, con cassa e cinturini lavorati a mano

 

Alessandro Michele lo ha reso protagonista della sua visione massimalista, arricchendo la Bamboo Bag con ricami floreali, applicazioni di borchie, patch e portandolo anche su gioielli, bracciali, cinture e occhiali da sole. Sabato De Sarno ne raccoglie l’eredità con un ritorno all’essenzialità delle forme, ma usandolo come elemento distintivo non solo nella pelletteria, ma anche nei piccoli accessori.

 

L’universo del bambù in casa Gucci si è esteso anche al mondo della profumeria. Nel 2015 la Maison ha lanciato Gucci Bamboo Eau de Parfum, una fragranza femminile celebra la forza e l’eleganza di questo materiale con un flacone dalle linee geometriche, tagli sfaccettati come un gioiello e un tappo che richiama la forma del celebre manico in bambù.

 

Insomma, il bambù è materiale che ancora oggi Gucci continua a celebrare e a rinnovare, anche attraverso progetti non strettamente legati alla moda ma che comunque raccontano la storia e l’identità della Maison. Ne è un esempio l’esposizione “Gucci: Bamboo Encounters”, organizzata in occasione della Milano Design Week 2025, un viaggio tra moda, design e cultura, che mette in luce non solo l’evoluzione estetica del bambù, ma anche il suo valore simbolico e artigianale

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