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Vérabuccia, una nuova categoria materica da bucce vegetali

Nuovo appuntamento con la rubrica di Leather & Luxury, un viaggio alla ricerca di materiali, tecniche e lavorazioni innovative,  intrapreso con la designer Bettina Grampa.

L’idea della designer ed oggi, piccola imprenditrice Francesca Nori nasce da un’intuizione avuta nel 2017 in seguito all’osservazione di alcune bucce vegetali di scarto tra cui quella del frutto dell’ananas, sottoprodotto che si origina costantemente dal consumo e la lavorazione nelle industrie della trasformazione generando problematiche di smaltimento per l’industrie e per l’ambiente.

La produzione del frutto dell’ananas stimata in ca. 24.8 milioni di tonnellate butta il 60%; quasi 10 milioni di tonnellate lasciate sul terreno a marcire ogni anno mentre le aziende frutticole importano prodotti a basso costo piuttosto che sostenere quelli locali, parallelamente la sua lavorazione origina costanti rifiuti da smaltire, tra cui la buccia. La crescente insostenibilità del settore della moda e del design ha portato sempre più Maison come la grande distribuzione a notare l’interesse dei consumatori verso nuovi materiali e prodotti di origine vegetale, che garantiscano oltre che il rispetto dell’ecosistema l’irrinunciabile componente estetica.

 

L’ inventiva e voglia di sperimentare la portano infatti a guardare il mondo con occhi differenti, dove altri vedevano solo un rifiuto lei vede la bellezza e la possibilità di una nuova categoria di materiali. Sarà proprio nella ricerca e sperimentazione per realizzare “ Fruit Leather”, la sua prima collezione di accessori, che sfila quell’anno ad Alta Roma tra i talent 2017 selezionati dall’ Accademia di Costume & Moda dove si è fromata e la preparazione della tesi “La materia organica come nuovo metabolismo della moda,” che poteranno la sua intuizione a prendere una prima forma concreta.                        

 

L’idea e la prima messa in pratica non bastano, supportata infatti anche dalla famiglia dopo la laurea investe i suoi risparmi per dare voce concreta al progetto; a fine 2017 valida l’idea insieme ad un azienda chimica Italiana, (esterna al progetto e che ha scelto di mantenere l’anonimato) arriva ai primi risultati del materiale (che in seguito si chiamerà Ananasse) e ad un processo di produzione innovativo. Nel 2018 fa seguito il brevetto esteso poi in PCT internazionale. Deposita il brevetto non con lo scopo di venderlo ma di intraprendere la strada per diventare imprenditrice della sua idea.  Con l’obiettivo di dare un entità riconoscibile a questa nuova tipologia di materiali, di cui fa parte Ananasse, come di poter creare ulteriori “pelli di bucce” in futuro, nel 2020 insieme al co-founder Fabrizio Moiani,  nasce Vérabuccia. Colei che racchiude un innovativo processo produttivo (brevettato) per creare dal recupero della scorza vegetale un materiale 100% realmente buccia. 

 


 

Partendo infatti dalla valorizzazione di uno dei rifiuti del frutto dell’ananas e immaginando una nuova economia, il primo risultato si chiama Ananasse, quella che può sembrare una foto montata al pc è invece un alternativa materica nuova, destinata a brand di lusso (moda & design) e  paragonabile per sensazione tattile e di performance alla pelle animale di un rettile ma, che a differenza della pelle tradizionale, ha  costi sociali, etici e ambientali migliori, come un carattere di unicità visibilmente distinguibile; diversamente dai materiali a base vegetale ad oggi conosciuti, i cui processi di lavorazione (triturazione, impasto, estrusione, laminazione, ecc.) fanno sì che l’aspetto finale tenda verso l’imitazione del tessuto o del pellame animale, Ananasse mantiene intatto l’aspetto visivo iniziale di buccia di ananas ma con prerogative di stabilità ed applicazione nuove; flessibile, morbido, robusto può essere forato, cucito e colorato in varie tonalità.

 

www.verabuccia.it



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