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I gioielli del futuro saranno fatti di oro recuperato dai telefoni

Credit: Prada

 

I gioielli del futuro potrebbero avere una componente sempre più alta di metalli preziosi che provengono da un processo di recupero di oggetti elettronici che abbiamo in casa. Si chiamano RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) e si tratta di vecchi cellulari, laptop e iPad di vecchia generazione che al loro interno contengono oro, rame, argento ma anche palladio e rodio, che possono essere “estratti” da questi dispositivi per essere trasformati in monete, altri componenti o perfino gioielli.

 

Nella moda ci sono già alcune aziende che ne fanno un uso dichiarato: qualche anno fa Prada ha lanciato la sua collezione di Fine Jewelry Eternal Gold, fatta al 100% di oro riciclato, mentre Pandora ha annunciato recentemente che tutte le sue produzioni saranno fatte completamente di metalli preziosi riciclati. Solo una piccola parte di questi materiali provengono dai RAEE (il resto è invece un riprocessamento di altri gioielli o di scarti di lavorazioni), ma la speranza è che in futuro questa cifra salga, così da compensare la sempre più alta richiesta di oro. La sfida è quella di incentivare le persone al riciclo e di migliorare i processi di recupero per renderli meno impattanti a livello ecologico e sociale.

 

La risposta sta nell’urban mining, come ci spiega Omar Cescut di BTT Impianti, azienda argentina che si occupa di impianti per il recupero e l’affinazione di metalli preziosi. “È importante sensibilizzare il cittadino, che in molti casi non ha voglia di recarsi all’isola ecologica o ha paura di perdere i dati contenuti nei suoi vecchi apparecchi, facilitando la raccolta anche tramite investimenti come l’installazione di cassonetti intelligenti in grado di distruggere i dati appena i dispositivi vengono depositati. E poi trattenere in Italia questi rifiuti, utilizzando impianti di nuova generazione che riducano l’impatto del processo di recupero e ne migliorino la qualità”.

 

La gestione dei RAEE infatti prevede normalmente due possibili strade: o si inviano i dispositivi recuperati nei paesi dove ci sono i grandi forni, che sciolgono i rifiuti con un processo pirometallurgico per poi recuperare i vari metalli preziosi, oppure vengono mandati in Africa dove i metalli, con un procedimento più pericoloso e inquinante, vengono recuperati in modo parziale per via della tecnologia rudimentale utilizzata. 

 

“L’Italia può gestire i propri rifiuti in modo domestico - spiega ancora Cescut - grazie a impianti più piccoli che evitano la pirometallurgia in favore di un processo idrometallurgico: l’impianto che abbiamo appena inaugurato utilizza un processo di di leaching selettivo, che va a separare le varie componenti usando l’acqua, di modo da fare una affinazione diretta sui metalli senza alcun incenerimento con evidenti vantaggi ambientali. I lingotti che si ottengono sono certificati digitalmente, così da garantire una filiera trasparente per i brand e i consumatori finali”.

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