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La transizione ecologica della filiera della Moda passa dal recupero e dalla corretta gestione del rifiuto industriale
Secondo gli ultimi dati dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), la produzione di rifiuti speciali dell’insieme delle attività manifatturiere in Italia per l’anno 2020 è stata di circa 26,7 milioni di tonnellate, il 18,2% del totale. I rifiuti recuperati sono l’82,1% del totale gestito (pari a 131,3 milioni di tonnellate), mentre quelli avviati alle operazioni di smaltimento si attestano al 17,9%. La filiera della Moda è centrale per l’implementazione dell’economia circolare nell’ambito del Green Deal europeo e del Next Generation EU: tra i punti cardine della transizione ecologica figurano l’ampliamento della rete di recupero degli scarti e la diversificazione delle soluzioni di gestione dei rifiuti. A dare un’accelerata al processo di valorizzazione del rifiuto ci ha pensato anche la legislazione: dal 1° gennaio 2022 in Italia è obbligatoria la raccolta differenziata dei rifiuti e scarti tessili (D.Lgs.116/2020), prevista a livello europeo entro il 2025. Per la filiera dei prodotti tessili di abbigliamento, calzature, accessori e pelletteria sono in arrivo, a giorni, altre due importanti novità: il Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica ha annunciato un provvedimento che istituirà la responsabilità estesa del produttore che dovrà farsi carico “del finanziamento e dell’organizzazione della raccolta, dell’avvio a preparazione per il riutilizzo, riciclaggio e recupero dei rifiuti derivanti dai prodotti tessili” e dovrà anche sviluppare, produrre e commercializzare prodotti “adatti al riutilizzo e alla riparazione, contenenti materiali riciclati, tecnicamente durevoli e facilmente riparabili”. È previsto anche un contributo economico di 450 milioni di euro destinato a 65 progetti innovativi per realizzare o ammodernare impianti di trattamento di rifiuti di scarti di pelletteria, tessili, fanghi di acque reflue e materiali assorbenti a uso personale. Diventa sempre più centrale quindi non solo gestire correttamente il rifiuto, ma pensare secondo le logiche della Green Economy e impegnarsi a recuperare la materia prima e reintrodurla nel ciclo produttivo. È questa la visione di Roberto Lo Presti, biologo ambientale di Selin Srl, società specializzata nella gestione dei rifiuti industriali pericolosi e non: “Forniamo una consulenza completa alle aziende del comparto Moda sulla valorizzazione degli scarti, sullo sviluppo di metodi e strategie di risparmio di risorse e costi a partire dal riutilizzo e riciclo della materia prima”. Nel 2022 le aziende del distretto fiorentino della Moda supportate da Selin hanno prodotto circa 2.500 tonnellate di rifiuti, composti principalmente da scarti di pelle e imballaggi, tra i quali carta e legno. Di questi, circa 400 tonnellate erano rifiuti pericolosi, tra cui colle e coloranti, feltri imbevuti e barattoli che li hanno contenuti. La percentuale di recupero (compresa anche la termovalorizzazione) sul totale dei rifiuti si attesta all’85%, contro il 15% che finisce in discarica. “Il primo step - continua Lo Presti - è educare alla corretta e consapevole suddivisione dei rifiuti. Questo si traduce nella diminuzione del materiale che finisce in discarica, a salvaguardia di ambiente, sostenibilità produttiva, senza trascurare il notevole risparmio economico per le imprese”.
Come possono essere riciclati gli scarti di lavorazione della pelle prima di finire in discarica?
“Oltre che essere utilizzati per creare la pelle rigenerata, I residui delle pelli e del cuoio possono essere utilizzati per la produzione di fertilizzanti, tramite un processo di idrolisi delle proteine, per aumentare la fertilità del terreno utilizzato per l’agricoltura biologica. Ovviamente per fare questo è necessario che la pelle non contenga mastici, colle o pellicole di pvc, per questo è indispensabile formare lo staff aziendale ad una corretta selezione e gestione dei rifiuti”.
Per quanto riguarda i tessuti che strade abbiamo?
Anche per i tessuti, laddove possibile, è fondamentale il riutilizzo degli scampoli per creare nuovi filati. Inoltre è possibile recuperare le fibre di plastica contenuta nei tessuti sintetici e recuperare il 100% della lana. Gli scarti irrecuperabili, che finirebbero altrimenti in discarica o all'inceneritore, si possono utilizzare per creare pannelli acustici fonoassorbenti e mattoni per il settore edilizio, oppure come combustibile per cementizie.
Come possono prepararsi le aziende della Moda a fare il grande passo verso la sostenibilità?
“Fondamentale è una corretta consulenza in materia ambientale e di gestione del rifiuto, dove Selin rappresenta un partner di riferimento. Per uno smaltimento sostenibile del rifiuto è centrale anche scegliere dei fornitori che possano gestire il rifiuto localmente, creando un impatto minore in termini di trasporto, inquinamento e costi. Fare scelte sostenibili vuol dire innanzitutto essere consapevoli dell’impatto che la propria azienda ha sul territorio: stiamo lavorando per fornire ai nostri clienti la carbon footprint, che evidenzia il totale delle emissioni di CO2 associate all’attività aziendale, con la possibilità di compensarle attraverso l’adesione a progetti sociali e di tutela dell’ambiente, come ad esempio progetti di riforestazione, di ricostruzione delle coste e di implementazione di energie rinnovabili”.