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In viaggio verso la sostenibilità, fra lusso e fast fashion

Credit: Vogue Italia

 

 

Il mondo della moda viaggia su un doppio binario, ma punta verso la stessa meta: la sostenibilità. Da un lato il settore della manifattura del lusso, sempre più concentrato, oltre che sull’eccellenza, sulla necessità di certificare processi e produzioni; dall’altro l’universo della fast fashion che, da qualche anno, ha moltiplicato gli sforzi per ridurre l’impatto sull’ambiente, anche alla luce di un target, quello rappresentato da Millennial e Gen Z, sempre più informato, responsabile e affascinato dai circuiti di vintage e second hand.

 

A spingere i giganti del fast fashion, come H&M, Inditex, Primark e Ovs in Italia, a lavorare in maniera sempre più spinta su trasparenza e tracciabilità, anche una serie di inchieste che hanno tracciato un profilo non proprio roseo dei vari processi. Documentari come “The True Cost” che nel 2015 ha reso noti gli effetti dei pesticidi utilizzati per la coltivazione di cotone Ogm in India, ma anche “Fashion Factories Undercover” che ha portato alla luce le condizioni di lavoro disumane degli operai in Bangladesh. Sull’utilizzo dell’acqua nell’industria della moda si è concentrato invece “The River Blue”.

 

E poi ci sono gli spunti positivi, testimoniati dal documentario “The Next Black”, dedicato alla moda del futuro. Compagnie innovative che presentano i loro progetti, pensati per disegnare un settore della moda più sostenibile e smettere di sprecare risorse. Idee che ripensano il rapporto con l’abbigliamento, nuove tecnologie di tintura dei tessuti che non impiegano acqua e prodotti chimici fino a progetti hi-tech che puntano a creare abiti in grado di cambiare forma, taglio e colore. Il tutto per dare vita a un nuovo modo di vestirsi, più intelligente e consapevole.

 

Passando alla filiera del lusso, che ha il suo cuore pulsante proprio in Italia, si registrano produttori sempre più “certificati” per assicurare che all’interno dell’azienda tutto sia fatto all’insegna della sostenibilità non solo ambientale ma anche sociale. Come emerso anche dallo studio condotto da Leather and Luxury tra i partecipanti alle ultime fiere di settore, quello che i grandi brand richiedono sempre più spesso ai propri produttori (in particolare nel settore conciario) sono le certificazioni. Da una parte quindi, nella fast fashion, gli investimenti per assicurare il benessere e la sicurezza dei lavoratori, dall’altro, nel lusso, processi tracciati sempre con maggiore attenzione ai dettagli, insieme all’utilizzo di materiali e lavorazioni più ecocompatibili.

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