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Ricamificio Essemme: «La ricetta per affrontare il 2024? Ricerca e creatività»
«Ci siamo affacciati al mondo della pelletteria con lavorazioni diverse e focalizzate su questo settore; nel tempo, poi, abbiamo assorbito internamente il ciclo produttivo, facendo in azienda operazioni come spaccatura, scarnitura, ritranciatura e rifinitura. Un assetto che dà al cliente l’opportunità di ridurre i passaggi a livello logistico, risparmiando in termini di tempo ed economici». È così che il Ricamificio Essemme, nato come trapuntificio a servizio del settore moda, è diventato un punto di riferimento anche per la pelletteria, anche grazie al lavoro di selezione di nuovi materiali e di innovazione tecnica. A spiegarlo è Daniele Mugnaini, titolare dell’azienda.
In cosa il lavoro sulla pelletteria si differenzia da quello sull’abbigliamento?
«Il lavoro nel campo della pelletteria si presenta più in salita perché a differenza dell’abbigliamento il ventaglio delle possibili proposte è più ridotto. Questo sia perché la pelle si presta meno ad alcune lavorazioni sia perché i test a cui vengono sottoposti i pezzi sono molto invasivi. È anche vero che fare ricerca su un campo più ristretto da un certo punto di vista è un vantaggio».
Quali sono le tecniche più richieste?
«Una è la trapunta, ma c’è un forte interesse per i mix di lavorazioni, che possono portare a soluzioni innovative, non tanto per le lavorazioni nuove, poiché difficili da individuare e realizzare, ma per le loro fusioni».
Settore calzatura/pelletteria o abbigliamento, quale sta andando meglio?
«Più che di quale settore, per quello che vedo, parlerei più di quale brand. Ci sono aziende che vanno meglio o peggio a seconda dell’impatto che alcuni clienti hanno nel loro fatturato. Non tutti i brand stanno andando male, il calo c’è per tutti, ma in percentuali diverse».
E per la vostra azienda come sta andando?
«In un momento generale in cui la maggior parte delle aziende lamenta cali anche importanti, il 2023 è stato un anno positivo e lo stesso vale per i primi mesi del 2024. Ma la situazione è quella che è, ed è plausibile che presto o tardi ne saremo toccati. Quello che possiamo fare, e che stiamo facendo, è intensificare l’impegno nella ricerca e sviluppo, investire sul filone creativo per poter proporre sempre qualcosa di diverso dagli altri».