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Il “metallurgico” della moda: Paco Rabanne il creativo sperimentatore
Salvador Dalí lo definì il secondo genio di Spagna, Coco Chanel il “metallurgico” della moda. Ma non basterebbe un intero vocabolario per definire l’inafferrabile genio creativo di Paco Rabanne. Il designer spagnolo, che avviò la sua carriera negli anni ’60 disegnando gioielli per Givenchy, Dior e Balenciaga, fece irruzione sulla scena della moda francese nel 1966. Per il suo debutto presentò la linea “Manifesto: 12 abiti inindossabili in materiali contemporanei”: abbracciava capi realizzati con materiali inusuali come alluminio, metallo, plastica e carta, unite da fil di ferro e colla, cambiando per sempre il concetto di couture.
Stilista simbolo, insieme a Pierre Cardin, della Space Age, l’estetica futuristica anni Sessanta fatta di geometrie, colori metallizzati e materiali insoliti, che travolse il mondo della moda e del design dell’epoca, riuscì a stregare anche lo star system dell’epoca. Come dimenticare il futuristico abito composto da dischi d’argento che fu indossato da Audrey Hepburn nel film “Due per la strada” nel 1967 o i memorabili look di Jane Fonda in “Barbarella”, tra bustini metallizzati, corpetti con applicazioni in plexiglas e mise in lamè con dettagli in plastica? Anche Mina indossò le creazioni dello stilista così come Jane Birkin, di cui resta la sensualissima immagine durante la premiere del film francese “Slogan” (1969) nel vestito di maglia trasparente Paco Rabanne.
French Coat by Paco Rabanne
Celebre il french coat realizzato in maglia metallica e triangoli di pelle realizzato alla fine degli anni Sessanta. Accantonati ago e filo in favore di pinze e tenaglie, con cui assemblava i propri abiti, durante gli anni Settanta proseguì il lavoro di ricerca, introducendo nuovi materiali nelle sue collezioni. Celebri gli abiti dell’epoca realizzati con un intreccio fatto di alluminio battuto o quello composto interamente da bottoni. La ricerca proseguì per tutti gli anni Ottanta e Novanta concentrandosi su fibra ottica e plexiglass. “Cucire è schiavitù”, pare che abbia detto una volta. Rivoluzionario e sperimentatore, Paco Rabanne, scomparso lo scorso febbraio, resta un vero innovatore, capace di mixare arte e moda con un pizzico d’irriverenza.