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Conceria DEAN: Water e Carbon Footprint di prodotto, tre azioni per ridurle

 

 

Si parla spesso di moda sostenibile. Tra i parametri più importanti per misurare l’impatto della produzione aziendale sull’ambiente e identificare le opportunità di efficientamento ci sono la Carbon e la Water Footprint di Prodotto. Entrambe sono calcolate sulla metodologia LCA e rappresentano un’analisi del ciclo di vita del prodotto stesso.

 

Carbon Footprint: cosa è 

La Carbon Footprint è lo studio dell’impronta di carbonio che un prodotto ha sull’ambiente in termini di emissioni di gas serra e viene espressa in kg di CO2 equivalenti. Focalizzandosi sulle emissioni di gas climalteranti, la CFP in sintesi misura il riscaldamento globale generato da un prodotto.

 

Water Footprint e consumi idrici

La Water Footprint misura invece l’insieme degli impatti che un prodotto ha sulle risorse idriche durante l’intero ciclo di vita: è quindi il più importante indicatore del consumo di acqua dolce e rileva sia l’uso diretto che indiretto. Si misura in termini di volumi d’acqua utilizzata e inquinati per unità di tempo.

 

Moda e impatto ambientale: un po’ di dati

Il settore fashion è tra quelli che mostra maggiore responsabilità ambientale: il 62% delle aziende della moda adotta iniziative per contrastare il cambiamento climatico; nello specifico il 27% ha un piano d’azione strutturato; il 13% calcola l’impronta di carbonio della propria attività, mentre il 9% ha intenzione di farlo. (Dati Ipsos e Network italiano del Global Compact delle Nazioni Unite-UNGC, ricerca L’impegno delle aziende italiane per il net-zero.

Al cambiamento climatico è legato anche il consumo d’acqua: ogni anno l'industria della moda utilizza 93 miliardi di metri cubi di acqua, una quantità che potrebbe soddisfare circa 5 milioni di persone. (Statistica di UNEP-Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente e Ellen MacArthur Foundation.)

 

Come contrastare spreco d’acqua e CO2: il caso DEAN

È all’interno di questo scenario che si inserisce l’iniziativa di Conceria DEAN, impegnata nel restauro dei bottali di riconcia e tintura e nell’implementazione di nuovi impianti di depurazione delle acque e di approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili.

“Pensiamo che sostenibilità voglia dire conciliare la necessaria tensione verso il futuro alla valorizzazione della memoria – afferma Antonio de Michele, presidente CDA DEAN SpA. Oggi la nostra azienda si avvale di sistemi di ultima generazione e guarda avanti con fiducia, ma riteniamo fondamentale avere cura della nostra storia.” 

 

Autoproduzione di energia green e Carbon Footprint - 62%

DEAN si avvaleva già del 100% di energia elettrica da fonti rinnovabili, ma da gennaio 2024 ha alzato l’asticella: oggi autoproduce il 40% del proprio fabbisogno. L’adozione di motori elettrici integrati controllati da inverter, l’uso di compressori efficienti e l’ottimizzazione della tensione hanno inoltre permesso un considerevole risparmio energetico. Grazie all’efficientamento delle caldaie per la produzione di energia termica, l’azienda ha abbattuto la Carbon Footprint del - 62% rispetto alla media delle concerie italiane (dato UNIC) e le emissioni in atmosfera. 

 

Consumi idrici - 15% e riciclo acque reflue + 80%

Nell’ultimo triennio, grazie alla collaborazione con siti produttivi esteri per l’acquisto di prodotti semilavorati e all’utilizzo di prodotti chimici di ultima generazione che richiedono un impiego di acqua inferiore, Conceria DEAN ha ridotto i consumi idrici del 15%. Inoltre, con ulteriori investimenti, il nuovo impianto di depurazione consentirà il riciclo delle acque reflue fino all’80% per l’alimentazione degli abbattitori dei fumi. 

 

 

www.deanspa.it

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