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Perché l’intreccio è la lavorazione preferita della Gen Z
Credit: R79
Nell’ultimo anno, l’intreccio è diventato un vero e proprio trend tra la Gen Z. Nuovi marchi come Dune e Dragon Diffusion hanno scalato le vette delle classifiche degli accessori più desiderati, celebs come Bella Hadid, Kendall Jenner e Hailey Bieber hanno iniziato a indossare borse intrecciate con outfit streetstyle mentre l’ascesa del cosiddetto stile Quiet Luxury ha riscoperto questa tecnica rendendola popolare.
Ispirata alle lavorazioni di ceste e canestri della vita contadina, negli anni Sessanta in Italia è Bottega Veneta che lo sceglie come sua cifra stilistica, anche per ovviare alle limitazioni tecniche dei suoi macchinari. Con Daniel Lee prima e Matthieu Blazy dopo, il brand ha dato vita a it bag come la Cassette, la Kalimero e la Andiamo, esplorando le mille possibilità dell’intreccio classico.
Sì perché la potenza di questa lavorazione è proprio la capacità di trasformarsi, come ci spiega Orietta Tamanti di R79, azienda marchigiana specializzata in intrecci. “Grazie alla varietà dei colori e dei materiali si ottengono sempre pattern diversi, così come cambiando trattamenti e finissaggi di uno stesso materiale. I risultati possono essere davvero sorprendenti".
Si tratta di una lavorazione che, anche quando viene fatta al telaio, ha una fortissima componente manuale, perché il materiale va preparato interamente dall’artigiano nelle fasi di taglio, scarnitura e incollaggio, e poi infilato a mano nel telaio stesso. Il pellame viene infatti tagliato a fettuccine di una dimensione che va da un minimo di 2 millimetri a un massimo di 2,5 mm a seconda del pattern: la pelle va assottigliata per creare centinaia di metri di armatura a ordito e trama. Alcuni disegni hanno ordito e trama con fettucce della stessa dimensione, in altri invece sono diversi e l’effetto, anche qui, cambia completamente.
Questa versatilità fa sì che si possano utilizzare scarti della pelle di altre lavorazioni, così da ammortizzare l’impatto di altre produzioni, sia a livello ambientale che economico. Con il telaio poi si riescono a contenere i costi (in un’ora si ottengono 20 metri lineari, che avrebbero bisogno di una giornata intera per essere intrecciati a mano) ma non tutto è fattibile a macchina, specialmente perché richiede un equilibrio perfetto del materiale che deve essere molto morbido ma anche abbastanza spesso, e, come racconta Tamanti, “nel caso degli intrecci piccoli è quasi scontato che i filetti si girino, dando vita a un effetto che può essere anche una caratteristica molto bella ma che deve essere accettata e amata nella sua imperfezione”.