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Come si diventa una conceria sostenibile? Ecco 3 esempi virtuosi

 

 

Tradotto in numeri, ogni anno, nel mondo le concerie recuperano complessivamente circa 1.700 kmq di pelle grezza, pari a 8 milioni di tonnellate, che se smaltita come rifiuto produrrebbe 5 milioni di tonnellate di gas serra (UNIDO DATA).

 

L’attenzione sempre maggiore alla sostenibilità dei prodotti e dei processi sta trasformando il lavoro delle concerie che sono chiamate a ridurre il proprio impatto ambientale.

 

Consumare meno acqua e renderla più pulita a monte del depuratore è possibile?

 

Nelle aziende conciarie i consumi idrici sono un punto critico. L’acqua, dopo le pelli, è la materia prima più importante, sia come veicolante per le fasi umide di concia, riviera o tintura sia per il lavaggio delle pelli e dei macchinari. I reflui generati contengono sostanze inquinanti che devono essere trattate dai depuratori consortili per restituire le acque alla natura con caratteristiche sicure.

La singola conceria, a monte del depuratore, può fare di più? Lo abbiamo chiesto a Tiziano Bonistalli di Conceria Onda Verde.

 

«Per fare la nostra parte abbiamo messo a punto Eco-green, un progetto che interviene nell’intero processo conciario, che ci consentirà di ottenere un risparmio annuale del 15% di acqua e di prodotti chimici entro il 2026».

Come?

 

«Stiamo testando nuove ricette ottimizzate di riconcia e nuove tipologie di rifinizione, che si avvalgono di una quantità minore di acqua; in parallelo interveniamo nei lavaggi post operazione: frazioniamo e riduciamo le quantità idriche senza compromettere l'efficienza di resa. Grazie a nuovi processi e macchinari recuperiamo inoltre i solventi, riutilizziamo parte delle acque reflue e riduciamo i consumi di energia. Infine abbiamo stabilito dei quantitativi minimi di produzione per evitare inutili sprechi sia energivori che di materie prime».

 

Sapevi che il 72% degli scarti della lavorazione della pelle viene riciclata?

 

Per ogni metro quadrato di pellame prodotto si generano 2,09 kg di sottoprodotti, ovvero scarti derivati sia dalle fasi di preparazione, come la depilazione e la scarnatura, che dalla selezione finale (cascami, rifili e rasature).

 

Dove finiscono questi scarti?

 

Il pelo recuperato ad esempio è impiegato per la produzione di fertilizzanti per l’agricoltura biologica e l’industria cosmetica. «ll pelo animale – spiega Paolo Danesi di Conceria Orice - è un prodotto ricco di cheratina, un’importante proteina utilizzata per la produzione di biostimolanti per le piante. Il nostro nuovo impianto consente di estrarre dai bagni di calcinaio e depilazione il pelo integro, già distaccato dalla pelle, ma non ancora distrutto impedendo che finisca negli scarichi: in questo modo, il carico inquinante dei bagni viene sensibilmente ridotto e si traduce in una minore presenza di solfuri nelle acque reflue».

 

Green e digitale vanno a braccetto? Nei processi di lavorazione virtuosi sì!

 

Si parla spesso di nuovi processi dell’industria 4.0 per la lavorazione della pelle. Ma di cosa si tratta? Di approcci che introducono tecnologie smart per il monitoraggio della produzione. L’obiettivo non è solo quello di efficientare il processo produttivo, ma favorire anche risparmio in termini idrici, energetici e minimizzare l’impatto delle produzioni sulla salute dei lavoratori e sull’ambiente. Tra le innovazioni in questo senso, spiccano gli impianti di cogenerazione interconnessi con i sistemi gestionali e con i macchinari, che consentono di produrre calore ed elettricità in un solo impianto.

 

«Il nostro cogeneratore produce energia elettrica e calore per il funzionamento delle macchine, il riscaldamento e l’acqua calda: la connessione in rete consente di effettuare un controllo puntuale sia sui consumi energetici, che sull'utilizzo di qualsiasi dispositivo collegato, abilitando una gestione ottimizzata e intelligente – racconta lo staff del Gruppo G.M. Leather. Il suo motore endotermico è alimentato a gas metano e questo ci ha permesso sia di ridurre il consumo dell’olio da carburazione BTZ (a basso tenore di zolfo) che di migliorare le emissioni di CO2 in atmosfera. La produzione interna di energia elettrica consente inoltre una quota di autoconsumo stimato di circa il 70%. Ad oggi abbiamo ridotto i consumi energetici del 22% e le emissioni di CO2 del 21,3%, dati che stiamo aggiornando in relazione alle nuove mappature. Un sistema computerizzato di monitoraggio e controllo dei flussi idrici di prossima installazione consentirà inoltre un’ottimizzazione del consumo di acqua».

 

Il Gruppo è anche in possesso di un innovativo impianto di depurazione delle acque reflue unico nel suo genere, che adotta non solo operazioni di tipo chimico-fisico, ma anche di tipo biologico tramite l’utilizzo di enzimi naturali.

 

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