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Telfar ci ripensa sui materiali vegani e sceglie la pelle
Anche se non ne avete mai sentito il nome, probabilmente riconoscerete il loro logo: una maxi e minuscola con incastonata dentro una T. Le iniziali di Telfar, brand americano diventato rapidamente una marchio di super hype, grazie alla comunicazione molto vicina alla community e a un price point decisamente sfidante, con borse che non superano i 300 dollari e rilasciate in drop che vanno sold out in 15 secondi. Borse in materiali vegani, almeno fino a ora. Sì perché a settembre Telfar ha annunciato, a quasi venti anni dalla fondazione, il lancio della borsa The Carry, la prima in pelle, che sarà in vendita solo nel loro negozio di Londra.
Una scelta che rivoluziona il loro posizionamento per molti versi, sia in fatto di target, che si amplia al mondo del lusso anche per via del prezzo (si parte da 960 dollari), sia per il materiale, che segna un’evoluzione in materia di sostenibilità da parte del brand.
Se infatti, dal punto di vista etico, i materiali vegani si propongono come una valida alternativa alla pelle (nonostante sia opportuno ricordare che questa deriva dagli scarti dell’industria alimentare, tranne nel caso dei preziosi), a livello ambientale la pelle resta il materiale più sostenibile sul lungo periodo, specialmente se si considerano le pelli di nuova generazione, zero waste.
Le alternative al pellame infatti sono in gran parte ricavate da combustibili fossili, contengono poliuretani o PVC che rendono gli accessori o gli indumenti realizzati con la plastica o i suoi derivati molto difficili da smaltire, dato che impiegano anni per degradarsi rilasciando sostanze chimiche tossiche nell’ambiente. E sulla loro durevolezza parlano i consumatori, come appunto uno dei clienti Telfar, che si era lamentato dello stato disastroso in cui versava la sua Telfar dopo solo due anni di utilizzo mettendo in discussione l’uso di materiali vegani come alternative davvero sostenibile, in termini di qualità e durevolezza, alla pelle.